Sapevi che l’esame di un’acqua comprende diverse determinazioni? La determinazione del RESIDUO FISSO è una di queste, ma grazie al processo di osmosi inversa l’acqua viene separata dai suoi corpi estranei ovvero dai solidi totali disciolti (TDS – Total Dissolved Solid) e resa più “leggera”.
PERCHÉ È IMPORTANTE CONOSCERE IL RESIDUO FISSO?
La conoscenza del residuo fisso nell’acqua è molto importante dal momento che il suo valore indica se un’acqua è leggera o ricca di sali e si misura in mg/L (o ppm).
La normativa per le acque destinate al consumo umano, ovvero quelle che vengono distribuite tramite rete idrica dall’acquedotto, non prevede limiti per questo parametro, solo un valore massimo consigliato pari a 1500 mg/L.
Valori più elevati del contenuto salino potrebbero comportare, a seconda degli elementi specifici presenti nell’acqua, problemi tecnologici (corrosioni, incrostazioni), ma anche di natura sanitaria per alcune fasce della popolazione e per l’uso continuativo, visto che l’acqua del rubinetto viene usata quotidianamente in grandi quantità per i vari usi alimentari (per bere ma anche per la preparazione dei cibi).
I solidi totali disciolti sono concretamente ciò che rimane per evaporazione completa di una certa aliquota di un’acqua limpida (le sostanze in sospensione vanno preventivamente eliminate) e successivo essiccamento a 105°C. In assenza di sostanze organiche, questa determinazione coincide con la valutazione del contenuto salino dell’acqua.
È utile determinare anche il “residuo a 180°C”.
Poiché tra 105°C e 180°C si elimina l’acqua di cristallizzazione di alcuni sali idrati, la differenza tra i pesi trovati dopo riscaldamento a queste due temperature può servire per talune deduzioni sulla natura dei sali contenuti nell’acqua. Quando sono presenti sostanze organiche, per ulteriore riscaldamento del residuo sino a circa 550°C si osserva un temporaneo annerimento dovuto alla carbonizzazione di tali sostanze. L’entità di questo annerimento, l’odore che si sviluppa durante la calcinazione e la perdita di peso del residuo possono essere messi in relazione con il contenuto e con la natura delle sostanze organiche dell’acqua in esame.
Il più comune e vantaggioso sistema di depurazione che può abbassare questo valore e migliorare la qualità dell’acqua è l’osmosi inversa.
COME FUNZIONA L’OSMOSI INVERSA:
L’osmosi inversa è un processo di separazione dei corpi estranei dall’acqua mediante l’utilizzo di membrane semipermeabili. Le membrane permettono il passaggio dell’acqua, ma trattengono gli elementi minerali disciolti, i colloidi e i batteri.
Una membrana osmotica è costituita da un’anima centrale attorno alla quale viene avvolta a spirale una tela semipermeabile in materiale sintetico. Le membrane vengono generalmente classificate in base alle dimensioni secondo standard espressi generalmente in pollici (ad es. una membrana 4040 corrisponde ad un modulo lungo 40 pollici e largo 4,0), ma anche a seconda della capacità di produzione, generalmente indicata in GPD (galloni al giorno).
L’acqua da trattare viene spinta nella membrana da una pompa, che esercita una pressione superiore a quella osmotica, così da ottenere due flussi in uscita: la parte di acqua in ingresso che attraversa la membrana costituisce il permeato (povero di sali) che va all’utilizzo, mentre la rimanente parte fuoriesce con un’elevata concentrazione salina, dovuta all’accumulo di tutti i sali che non hanno attraversato la membrana, si tratta del concentrato (ricco di sali) che va scartato.
VANTAGGI DELL’USO DEL SISTEMA DI TRATTAMENTO AD OSMOSI INVERSA:
- Sostanziali risparmi sui costi
- Miglioramento dell’efficienza energetica
- Potenziamento delle prestazioni complessive del sistema
- Riduzione del calcare
- Gusto e limpidezza superiori
- Risciacqui senza macchie
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