Le attività di lavanderia industriale sono specializzate nel lavaggio di grandi quantità di biancheria. Il loro servizio si rivolge principalmente ad aziende del settore della ristorazione, del settore alberghiero ed alle grandi comunità (alberghi, ristoranti, pizzerie, ospedali, case di riposo, ecc.) e spesso proponendo anche un servizio di noleggio biancheria.
Il numero di lavanderie industriali presenti sul mercato è in continua crescita, con gestioni sempre più professionalizzate e l’impiego di macchinari, impianti e tecnologie in costante miglioramento.
Negli ultimi tempi, tuttavia, con il continuo proliferare di lavanderie cosiddette “a gettoni”, questo servizio è rivolto anche al settore privato. Il ciclo di lavorazione di questo tipo di attività comporta un forte impatto sull’ambiente, principalmente per il grande consumo di acqua che questo necessita ed in secondo luogo per la quantità e la qualità del refluo che questo genera. Ecco perché è necessario che queste attività siano fornite di impianti di depurazione ad hoc che, oltre a trattare le acque reflue per un rispetto delle norme della qualità delle immissioni nelle rete fognarie o anche al suolo, con lo stesso trattamento si faciliti e si consenta la reimmissione dei reflui depurati nel ciclo di lavorazione.
TRATTAMENTO E RIUTILIZZO DELLE ACQUE DI SCARICO
Lo scarico della lavanderia è teoricamente già presente in parte dei reflui di origine civile. All’interno delle abitazioni e di altre strutture civili sono prodotti reflui con caratteristiche simili. In realtà però essi sono abbondantemente miscelati con altri tipi di scarichi domestici e ne rappresentano quindi la minima parte. Poiché in una attività commerciale o industriale come la lavanderia viene concentra la produzione del refluo in un unico punto ed esso supera i limiti imposti dalla legge per lo scarico in fognatura, risulta necessario un trattamento mirato dell’effluente. Ancora più importante e necessario lo è quando il sistema non recapita in pubblica fognatura.
La norma nazionale proposta al controllo della qualità dei reflui provenienti dalle lavanderie industriali è il D.Lgs. 152/06 nell’allegato 5 dove si prevede che tali acque, per lo scarico al suolo o superficiale, debbano rispettare i parametri delle tabelle 3 e 4. Chiaramente queste normative sono a carattere nazionale. Molto spesso le Regioni adottano delle norme restrittive a tutela specifica di aree ambientali particolari.
I reflui provenienti da lavanderie sono caratterizzati principalmente dai seguenti inquinanti:
– tensioattivi derivanti dall’uso dei prodotti detergenti
– solidi sospesi derivanti dal rilascio delle fibre da parte dei capi trattati
– inquinamento organico derivante dal rilascio dello sporco che viene rimosso dai capi stessi
Dato che lo scarico principale, generalmente, è quello a carattere industriale, i trattamenti previsti per l’abbattimento delle sostanze organiche possono essere di tipo biologico, chimico-fisico o ad assorbimento su carboni attivi, ma anche una combinazione di questi. Un altro fattore di cui tener conto nell’analisi dell’impianto più idoneo è il fattore derivante dai carichi idraulici che provengono da tali attività che possono essere estremamente variabili e dipendono dal tipo di attività da cui provengono.
TRATTAMENTO DELL’ACQUA DI PROCESSO
Un altro importante aspetto da approfondire è il trattamento dell’acqua di processo, in ingresso alla lavanderia. La durezza dell’acqua è quel parametro indicatore che rappresenta il contenuto di sali di calcio e magnesio disciolti nell’acqua (come carbonati, bicarbonati, solfati, cloruri e nitrati).
Tale contenuto dipende principalmente dall’origine dell’acqua. Per esempio, le acque naturali sotterranee e di falda sono caratterizzate da concentrazioni di calcio superiori ai 100 mg/L e di magnesio non superiori ai 50 mg/L.
Tuttavia, il termine durezza è spesso associato al concetto di calcare e di usura degli impianti che nel tempo rendono meno e si deteriorano più velocemente. Spesso è descritta anche come la capacità di un’acqua di reagire con il sapone, in pratica più un’acqua è dura più sapone è necessario per produrre schiuma.
Quali sono gli inconvenienti?
L’acqua non adatta all’uso per il quale è destinata può causare una serie di inconvenienti negli impianti e apparecchiature utilizzate.
L’acqua a servizio di una lavanderia deve essere limpida, incolore e possibilmente priva di ferro, manganese, alluminio e rame. Il suo contenuto di sostanze organiche deve essere inferiore a 2,5 ppm.
Inoltre essa deve avere il valore di durezza più basso possibile, per non disturbare le tinture, per limitare la quantità di detersivi da usare e per evitare depositi calcarei nelle fibre. L’impiego di acqua non adeguata può provocare, nelle varie fasi di lavorazione, i seguenti inconvenienti:
Fase di lavaggio: la presenza di durezza e/o ferro e/o manganese e/o rame provoca un maggior consumo di sapone, nonché la comparsa di macchie sulla biancheria.
Fase di candeggio: la presenza di ferro e/o manganese e/o rame provoca un ingiallimento del materiale, un danneggiamento della fibra e un eccessivo consumo di candeggiante. La presenza di sostanze organiche riduce l’effetto del candeggio e può provocare un ingiallimento.
Quali sono le soluzioni di trattamento dell’acqua?
I trattamenti più comunemente impiegati sono:
– la filtrazione
– l’addolcimento
– l’osmosi inversa
– il condizionamento chimico
FILTRAZIONE
In presenza di acque di pozzo, per le quali è possibile la presenza di Ferro, Manganese, Torbidità, ecc. è necessario impiegare dei filtri a massa specifici:
– per la rimozione della torbidità
– per la rimozione di cloro, THM (trialometani), ecc
– per la rimozione di ferro e manganese
– per la rimozione di arsenico, vanadio o di altri composti indesiderati.
La loro efficacia è data dalla tipologia di minerale filtrante contenuto (sabbia di quarzo, carbone attivo, pirolusite, ecc.) e dalla loro velocità di filtrazione.
ADDOLCIMENTO
La soluzione efficace contro la durezza dell’acqua è l’installazione di addolcitori a resine a scambio ionico per cui gli ioni di calcio e magnesio (che determinano la durezza dell’acqua) vengono sostituiti con ioni di sodio e potassio.
OSMOSI INVERSA
I dissalatori ad osmosi inversa hanno la funzione di ridurre il contenuto salino dell’acqua, impiegati ad esempio per l’alimentazione di sistemi di umidificazione e generatori di vapore.
CONDIZIONAMENTO CHIMICO
Un efficace trattamento chimico si basa sull’utilizzo di prodotti idonei a controllare lo sviluppo di fenomeni corrosivi e proliferazione batterica nelle tubazioni degli impianti, quali biocidi e/o inibitori di corrosione. I primi sono usati per preservare l’acqua dalla proliferazione di organismi nocivi quali microrganismi, alghe e molluschi, i secondi, invece, sono sostanze chimiche che riducono o bloccano la reazione di ossidazione.
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