Sempre più spesso si sente parlare di pericolo legionellosi, grave forma di polmonite causata dal batterio Legionella Pneumophila, con un tasso di mortalità del 10-15%.
Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle condizioni favorevoli alla proliferazione di questo batterio e i relativi trattamenti per combatterlo.

Il batterio legionella è presente negli ambienti acquatici naturali e artificiali: si riscontra nelle sorgenti, comprese quelle termali, nei fiumi, laghi, vapori e terreni. Da questi ambienti naturali poi risale a quelli artificiali come le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici, come i serbatoi, le tubature, le fontane e le piscine.
Il batterio si trasmette tramite inalazione di goccioline d’acqua infette, cioè di aerosol contaminati. Tutti i luoghi dov’è possibile un contatto con acqua nebulizzata, sono possibili fonti di contagio.

Le condizioni più favorevoli alla proliferazione del batterio sono:

  • stagnazione dell’acqua e presenza di ossigeno;
  • nebulizzazione dell’acqua con formazione di microgocce aventi diametri variabili da 1 a 5 micron;
  • presenza di incrostazioni e sedimenti;
  • presenza di elementi nutritivi: biofilm, scorie, ioni di ferro e di calcare, altri microrganismi;
  • temperatura tra i 25 e i 42°C (la crescita dei batteri è massima a circa 37°).

Attualmente, nel nostro Paese, le infezioni da legionella sono legate all’inquinamento degli impianti di distribuzione delle acque.
Negli impianti vecchi e privi di idonee apparecchiature di trattamento si formano croste di calcare e sostanze corrosive che costituiscono un rifugio ideale per le colonie di legionella.
La scarsa pulizia degli impianti, la mancanza di periodici interventi di sanificazione, l’impiego di serbatoi senza spurgo di fondo, determinano la formazione del biofilm, quel materiale limaccioso che spesso si trova nei tubi e nei serbatoi, prevalentemente costituito da zuccheri, e che rappresenta una fonte di nutrimento per la legionella.

Ecco un elenco degli impianti e dei relativi punti “critici” a maggior rischio:

  • Torri di raffreddamento (torri ad umido a circuito aperto, torri a circuito chiuso, condensatori evaporativi)
  • Impianti di condizionamento (umidificatori a pacco bagnato, lavatori d’aria a spruzzo, nebulizzatori, separatori di gocce, filtri, silenziatori)
  • Impianti idrosanitari (tubazioni, specialmente se obsolete e con depositi all’interno, tratti di tubazione chiusi, serbatoi di accumulo, valvole e rubinetti, soffini di docce, doccette di vasche)
  • Sistemi di emergenza (docce di decontaminazione, stazioni di lavaggio occhi, sistemi antincendio a sprinkler)
  • Piscine e vasche di idromassaggio
  • Fontane decorative
  • Apparecchi di erogazione ossigeno
  • Sistemi di raffreddamento macchine utensili

Le strategie per combattere la proliferazione della legionella nascono innanzitutto dalla prevenzione da effettuarsi in sede di progetto e da una gestione e manutenzione professionale e adeguata al rischio, in conformità con la norma tecnica UNI 9182:2014.
I trattamenti da effettuare per rimuoverne le cause, cioè i biofilm e le incrostazioni, una volta constatata la proliferazione, sono da valutarsi caso per caso.

Qui di seguito elenchiamo i più comuni:

  • Trattamento termico, in cui si mantiene l’acqua a una temperatura superiore ai 60 °C, condizione in cui si rende inattivo il batterio della legionella;
  • Iperclorazione continua: in genere la sanificazione del circuito avviene entro 30 giorni, con un dosaggio al di sotto dei limiti di concentrazione massima imposti per legge.
  • Iperclorazione shock: i tempi di sanificazione di tutto il circuito idrico sono molto ridotti rispetto alla modalità precedente. Questo trattamento comporta però la sospensione delle attività correlate all’uso dell’acqua poiché il dosaggio dei prodotti sanificanti è superiore ai limiti di concentrazione massima imposti per legge.
  • Disinfezione chimica, che consente una disinfezione continua mantenendo le caratteristiche di potabilità dell’acqua; le molecole del prodotto chimico battericida possono entrare all’interno dei biofilm (habitat naturale della legionella), costituendo un’azione molto prolungata nel tempo;
  • Raggi ultravioletti, in grado di inattivare i batteri che passano attraverso le apparecchiature di emissione dei raggi.
  • Filtri terminali: applicati direttamente al punto di prelievo, formano una barriera meccanica (0,2 µm) al batterio ma devono essere sostituiti con una certa periodicità. Solitamente vengono applicati in abbinata al biossido di cloro, nei punti ad altissimo rischio (docce per grandi ustionati, docce per neonatologia, ecc.).

Dal punto di vista normativo, diverse sono le iniziative di programmazione predisposte per la sorveglianza della legionellosi.
Sulla base di quanto previsto dalle Linee Guida e dal D. Lgs. n. 81/08 i gestori di strutture turistico ricettive, di strutture ad uso collettivo (impianti sportivi e ricreativi, fiere, centri benessere, ecc.) e di strutture sanitarie e termali (ospedali, case di cura, ecc.) hanno l’obbligo di far effettuare una Valutazione del Rischio Biologico ed elaborare un Piano di Autocontrollo e Gestione del Rischio specifico per la struttura.

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